Nonostante gli ultimi due anni siano stati estremamente vantaggiosi per il settore dell’edilizia, complice la “corsa all’Ecobonus”, specialmente nella misura del Superbonus del 110% e dell’opzione dello sconto in fattura, c’è da registrare una sofferenza. Ed è quella che si sta verificando nel panorama edilizio non solo nazionale ma internazionale con l’aumento dell’inflazione e il rincaro delle materie prime.
Cosa sta succedendo
La situazione, per quanto complessa e per molti aspetti preoccupante, è piuttosto semplice o facilmente riassumibile: anche e soprattutto a causa di tutto quello che la gestione della pandemia ha comportato in termini di lockdown e restrizioni varie si sta verificando una carenza delle materie prime e parallelamente un aumento dei costi e, quindi, anche dell’inflazione. La materia è ovviamente articolata e ci sono diverse cause (anche di natura geopolitica) a incidere su questo fenomeno. Ma il boom di lavoro registrato negli ultimi mesi non è stato corrisposto da una fornitura sufficiente di approvvigionamento di materie prime che, quindi, sono andate via via riducendosi. E quelle disponibili sono aumentate di prezzo. Da qui anche l’inflazione, ovvero la ridotta capacità d’acquisto a causa dell’aumento dei prezzi su vasta scala.
La difficoltà a reperire le materie prima ha coinvolto diversi settori, non ultimo quello dell’edilizia. Qui, trattandosi di un settore trasversale, che va dall’utilizzo di materiali di costruzione a tutta la componentistica per gli impianti, sono diverse le lacune che si registrano da mesi. Quelli che probabilmente meglio fotografa la situazione sono il cemento (che ha subito un rincaro superiore al 10%), il rame (il cui prezzo è aumentato di circa il 50%), il PVC (che ha subito un rincaro superiore al 70%), il polistirene (+111%), ma soprattutto il ferro, che oggi si acquista al 230% in più rispetto a pochi mesi fa. Se a questo aggiungiamo anche l’aumento dei costi della fornitura di energia (elettrica e gas) si può facilmente intuire quanto, sia i piccoli costruttori che le grandi imprese edili, stiano soffrendo nella gestione dei cantieri e nella chiusura dei lavori.
Cosa può succedere nel breve e nel medio-lungo termine
Se è difficile fare previsioni sul medio e lungo termine, anche perché in un lasso di tempo del genere sono tante le dinamiche e i fattori che possono influenzarne l’esito, nel brevissimo termine c’è il serio rischio che le imprese di costruzioni non siano in grado di rispettare i lavori presi in carico e, parallelamente, di non poter rispondere alla domanda crescente che la conferma delle agevolazioni fiscali nel nostro Paese sta determinando. Il rischio più profondo è quello di vanificare i benefici portati dall’Ecobonus al settore edilizio (e quindi a tutta l’economia dell’indotto), sprecare l’opportunità di ammodernare gli edifici, soprattutto residenziali, che sono tra i responsabili di un immane spreco di energia e non sfruttare l’occasione, in un periodo storico estremamente fragile, di far ripartire l’economia.
È una situazione paradossale: da una parte la grande richiesta di interventi; dall’altra l’aumento dei prezzi e l’inflazione che bloccano le imprese non solo nell’accettare nuovi incarichi, ma anche nell’assicurare il completamento di lavori e cantieri già iniziati.
Se non esiste un’unica soluzione a problemi molto complessi è auspicabile che il Governo, così come i vari organi del settore, trovino formule e soluzioni per ridurre l’impatto di questa crisi e mettere imprenditori e imprese nelle condizioni di produrre posti di lavoro, immettere liquidità e far respirare le famiglie italiane.